|
|
Premessa
La Val d’Ambra sta cambiando. Non tanto e non solo nel suo aspetto fisico, che in realtà è ancora molto simile a quello che l’ha caratterizzata nell’ultimo secolo, ma nel suo assetto socio-economico e nella percezione che di essa hanno i suoi abitanti. Cioè nella visione della Valdambra da parte di chi vi vive.
Come in ogni fenomeno vitale questo cambiamento non è privo di contraddizioni e le opportunità si intrecciano con problemi che emergono dall’interno della comunità locale e come effetto diretto o indiretto delle trasformazioni in corso nella società e nell’economia globali.
Per non farci travolgere dalla vastità e dalla complessità dei temi potenzialmente implicati, qui metteremo a fuoco alcune considerazioni partendo dalla valle e dalle sue specificità. Nella consapevolezza della parzialità di questo approccio, ma anche nella convinzione che questa attenzione al locale sia oggi anche il modo più efficace per affrontare le questioni di scala globale.
La necessità di una visione condivisa
L’evoluzione in corso nella Valdambra ci è indicata da una molteplicità di segnali. Dal più che evidente aumento del flusso turistico e della attività ad esso collegate, alla moltiplicazione di feste e sagre paesane fondate sul volontarismo degli abitanti, dallo sviluppo di prodotti agricoli locali ad alto valore aggiunto, la cui natura è – o dovrebbe essere – sinergica con la qualità dei luoghi di coltura, alla crescita del numero di persone che sceglie di vivere e lavorare, in pianta stabile o per lunghi periodi, nella valle.
Pur nella loro diversità i segnali positivi ora ricordati presentano un tratto comune e danno una fondamentale indicazione sul futuro della valle. Il loro tratto comune è quello di essere tutti legati ad una particolare qualità del luogo, inteso come ambiente fisico e socio-culturale. E quello che essi, tutti assieme, ci dicono è che il futuro della Valdambra si baserà sulla capacità dei suoi abitanti e dei suoi amministratori di riconoscere i caratteri di questa particolare e delicata qualità e di valorizzarla in modo vitale e dinamico.
Va detto subito che, in Valdambra, la consapevolezza dell’importanza sociale ed economica della qualità del luogo certamente non manca. Ciò non significa però che ad essa corrisponda una visione sufficientemente chiara e condivisa sulle sue implicazioni: come questa particolare qualità può essere conservata in modo vitale e dinamico? Come può essere difesa dalle aggressioni e, al tempo stesso, come può esserne favorito uno sviluppo che sia, come spesso si dice, uno sviluppo sostenibile?
Le considerazioni che seguono sono un contributo ad un dibattito che affronti questi temi e che, auspicabilmente, generi una visione più solida e condivisa sulla realtà attuale della Valdambra e sulla sua possibile evoluzione.
L’Ambra e la sua valle: un capitale naturale e culturale
Il punto di partenza di questo percorso è il fiume Ambra e la sua valle, intesi appunto come il principale capitale naturale e culturale su cui costruire la visione che andiamo cercando.
L’Ambra è uno dei maggiori affluenti dell’Arno, lungo 37 Km nasce nei pressi di Monteluco in Provincia di Siena e si sviluppa attraverso i Comuni di Castelnuovo Berardenga, Bucine e Montevarchi. Il torrente La Trove alimenta a sua volta l’Ambra con un bacino imbrifero contenuto nei Comuni di Pergine Valdarno e Civitella della Chiana.
I colli d’Ambra costituiscono uno scenario unico di paesaggio toscano. L’area collinare e il fondovalle sono stati conservati pressoché intatti a partire dal massiccio esodo dalle campagne negli anni cinquanta. Quasi tutti i piccoli centri risultano ancora abitati dalle comunità locali e mantengono una vivacità di rapporti comunitari ormai dispersi in altre realtà aggredite da uno sviluppo economico repentino e caotico.
Occorre riconoscere agli abitanti della Valdambra che hanno saputo affrontare la grave crisi economica del dopoguerra con grandi sacrifici e rinunce. E se è vero che molti se ne sono andati, altri sono rimasti e hanno contribuito a salvaguardare l’ambiente e il territorio in modo eccezionale.
L’attività legata al commercio della scopa di erica ha permesso la cura del sottobosco e quindi la salvezza del bosco, vigneti ed oliveti, ben tenuti e curati in terrazzamenti tanto antichi quanto fragili, non solo hanno prodotto vino ed olio di qualità ma hanno richiesto la presenza continua dell’uomo per la manutenzione della collina. Fatto questo essenziale per l’equilibrio idrogeologico.
Il fondovalle, salvo alcune problematiche eccezioni, si presenta ancora oggi praticamente immutato rispetto ad alcuni decenni fa dalla sorgente fino allo sbocco dell’Ambra nell’Arno. E questo perché gli amministratori locali della valle, dopo alcuni ingenuità commesse negli anni settanta e ottanta, che hanno portato alcuni localizzati aspetti problematici , hanno saputo nell’ultimo decennio assecondare la vocazione specifica della Valdambra, qualificandone la caratteristica di “cassa ecologica”, dove la produzione dell’olio e del vino poteva essere associata allo sviluppo di attività agrituristiche.
La gestione del capitale naturale: segnali di criticità
A fronte del valore del capitale naturale e culturale di cui la Valdambra dispone, la situazione attuale appare, come si è detto, dinamica e in trasformazione. Da un lato, i segnali positivi di cui si è detto mostrano l’emergere di una nuova consapevolezza e di una nuova economia.
Dall’altro lato, però, si registrano dei segnali negativi, dei fenomeni problematici e di degrado che, a lungo andare potrebbero minare la qualità dei luoghi. E quindi, a medio lungo termine, lo sviluppo complessivo della valle.
Tra i segnali negativi della trasformazione quello più evidente e, a suo modo emblematico dei rischi che la valle può correre, riguarda la “vita” del fiume stesso: l’assenza di depuratori, la diffusione di emungimenti in superficie e in falda e, soprattutto l’attività di estrazione di anidride carbonica che ha causato e sta causando, proprio a valle del prestigioso Castello di Montalto, la fuoriuscita di acque sotterranee termali in grandissima quantità (ad oggi sono stati sprecati circa dieci milioni di metri cubi di acqua!).
Ma nello spirito costruttivo di queste note, devono essere indicati anche alcuni altri segnali preoccupanti che indicano la presenza di altri fattori critici per il territorio. Essi sono:
- la crescita di un abusivismo edilizio strisciante. In particolare: la diffusione di nuove costruzioni non autorizzate in aperta campagna che snaturano le caratteristiche dell’insediamento tipico toscano.
- la tendenza a variare l’assetto equilibrato dei luoghi, caratterizzato da colline dolci o terrazzate. In particolare: l’impianto di nuovi vigneti tramite rilevanti movimenti di materie che incidono sul regolare flusso delle acque piovane.
- la progressiva decadenza della ricca e articolata maglia di infrastrutture minori a servizio delle storiche realtà poderali. In particolare: la chiusura o la modifica di alcune strade vicinali ed agrarie.
- la difficoltà ad affrontare adeguatamente la crescita del flusso turistico. In particolare: la mancata distinzione fra turismo rurale ed agriturismo che rischia di dequalificare l’offerta turistica.
- l’eccesso di mobilità tramite il mezzo privato, nonostante la tipologia del fondovalle che ben si adatta a forme di mobilità alternativa (mezzo pubblico e bicicletta) purchè siano adeguate le infrastrutture viarie.
In questo contesto, già critico per il territorio, i progetti relativi a necessarie ed urgenti opere di difesa idraulica (un piccolo invaso ai confini fra le due province, se tecnicamente fattibile, e alcune casse di espansione, già definite, lungo l’Ambra e la Trove) devono essere attentamente quanto severamente ponderati e valutati per adattarli all’economia agricola e al paesaggio della valle.
Se è vero che, come si è detto, il futuro della Valdambra sta in un’economia della qualità e specificatamente in un’economia del luogo, questi segnali negativi dovrebbero essere presi in grande considerazione ed ognuno dei fattori critici cui essi si riferiscono dovrebbe essere al più presto superato.
D’altro lato, promuovere uno sviluppo della valle, che sia anche uno sviluppo sostenibile, non significa solo proteggere l’esistente, ma anche promuoverne la capacità di evolvere positivamente e di rigenerarsi. Il che, nel caso della la Valdambra, implica di cogliere le opportunità che, nel quadro di un’avanzata concezione dell’economia, possono emergere da un’articolata visione della qualità del luogo.
Qui di seguito ne citeremo tre: il turismo e la sua possibile evoluzione verso una matura economia dell’ospitalità; le produzioni tipiche ad alto valore aggiunto e il loro possibile ruolo come agenti della rigenerazione delle qualità naturali e del paesaggio, le nuove attività on-line e la possibilità di promuovere delle inedite forme di sviluppo qualitativo.
Verso un’economia dell’ospitalità
In linea di principio almeno, le questioni relative ad uno sviluppo equilibrato e sostenibile del turismo in un luogo come la Valdambra sono sufficientemente chiare: si tratta di indirizzare e promuovere attività agrituristiche ed alberghiere, servizi di ristorazione e canali dedicati per la valorizzazione e la vendita dei prodotti tipici, iniziative per la fruizione delle risorse naturali, paesaggistiche e culturali. Ed occorre farlo in modo equilibrato e diffuso nello spazio e nel tempo, senza che queste iniziative, sommandosi tra loro, snaturino il paesaggio ambientale e sociale complessivo della valle. Cioè la qualità del luogo che sta alla base del benessere dei residenti (e della loro coesione sociale) e che, al tempo stesso, costituisce il fondamentale elemento di interesse turistico.
A fronte di queste considerazioni, più che di un’economia del turismo, che fa pensare ad una qualche risorsa da sfruttare, sarebbe bene parlare di un’economia dell’ospitalità. Intesa come un’economia che si basa su una qualità del vivere che includa necessariamente sia il benessere dell’ospite, sia quello dell’ospitante. Un’economia in cui ciò che si offre al turista non sia solo un bel paesaggio fisico o i resti di un passato museificato, ma sia anche la possibilità di partecipare alla vita di una comunità vitale e di condividere con essa la qualità naturale e culturale del luogo.
Prodotti tipici e qualità del luogo
Il collegamento tra ambiente naturale e sviluppo dei prodotti agricoli tipici della valle, è fin troppo evidente. Su questo terreno molto è stato fatto e, come è ovvio, molto è ancora da fare. Per muoversi nella giusta direzione è però necessario avere ben chiaro il carattere e le specificità dei mercati contemporanei. Occorre saper riconoscere i valori connessi ai prodotti di alta qualità e, in particolare, quali siano i valori collegati ai prodotti alimentari di alta qualità.
Nella società e nell’economia contemporanee, i prodotti di alta qualità, come sono o come potrebbero essere quelli della Valdambra, si caratterizzano come tali e conquistano la loro posizione nel mercato per una molteplicità di fattori tra cui vi è, o vi può essere, anche la particolare qualità del luogo in cui sono prodotti. In altre parole, la qualità del luogo d’origine diventa, o può diventare, un aspetto importante dell’offerta complessiva di un’impresa (cioè una componente del suo “sistema-prodotto”).
Nel nostro caso, il valore percepito dei prodotti della Valdambra è collegato, o potrebbe essere collegato, anche alla qualità delle sue colline e, di conseguenza, alla capacità dei produttori di preservarla e rigenerarla nel tempo.
Tutto questo sta a dire che se in un’economia della quantità la produzione agricola è stata orientata verso processi industriali che apparivano insensibili (o anzi in opposizione) alle specificità del territorio, in un’economia della qualità diventa vero l’opposto: un buon campo di olivi ed un buon vigneto devono necessariamente essere anche un bel campo ed un bel vigneto. Ed quest’idea di bellezza che deve includere anche quella di produttività (e di uso di innovative apparecchiature e tecnologie per raggiungerla) e non viceversa. In questa prospettiva, lo sviluppo e la valorizzazione dei prodotti tipici diventa convergente con lo sviluppo e la valorizzazione del luogo. Ed il ruolo dei produttori diventa anche quello di agenti promotori della sua qualità.
Nuove attività ed attrattività del luogo
Il collegamento tra la qualità di un luogo ed il tema dell’ospitalità e dello sviluppo di un agricoltura di alto livello è del tutto evidente e diretto. Ora vorremmo delineare un altro collegamento, forse meno evidente ma altrettanto promettente. Il legame che può esserci, ed in parte già c’è anche nella Valdambra, tra qualità del luogo e nuove professionalità e nuove attività.
In sintesi: nella società contemporanea le forme del lavoro e dell’organizzazione stanno cambiando profondamente. E, per ciò che qui ci interessa, stanno cambiando i criteri di localizzazione del lavoro e delle attività produttive e di servizio. In questo quadro, un fondamentale criterio di localizzazione è proprio, e sempre di più, la qualità dei luoghi. E, specificatamente, la qualità fisica, sociale e infrastrutturale dei luoghi in cui singoli professionisti o intere agenzie (il cui lavoro, in tutto o in parte, è svolto in rete) possono decidere di collocarsi. E’ facile osservare che in questa competizione basata sulla potenziale attrattività dei luoghi nei confronti delle nuove professioni on-line, la Valdambra è, o potrebbe facilmente essere, in un ottima posizione.
Già ora, come si è detto citando i segnali positivi, si assiste alla crescita del numero di persone che scelgono di abitare nella valle. In molti casi si tratta di persone che, per varie ragioni, possono farlo perché la natura del loro lavoro, quella delle infrastrutture di cui la valle gode (cioè la relativa vicinanza ad una importante linea ferroviaria ed autostradale) e quella delle nuove tecnologie di comunicazione (nello specifico l’uso delle tecnologie di rete) lo rendono possibile. Tutto questo potrebbe essere solo l’inizio di una grande potenzialità di sviluppo.
Ma, affinché ciò avvenga in tutte la sua possibile ampiezza occorre che la rigenerazione della qualità fisica e sociale del luogo (di cui si è già ampiamente detto in precedenza) si integri con lo sviluppo delle infrastrutture necessarie per elevare la qualità del lavoro a distanza (l’ampiezza, la diffusione e la sicurezza della rete di comunicazione, ovviamente, ma anche l’accessibilità ad altri, altrettanto utili servizi di supporto). Ed in fine, occorre immaginare una strategia di comunicazione che dia a tutto questo adeguata visibilità. Che mostri cioè con chiarezza a chi potrebbe esserne interessato l’insieme delle qualità che fanno della Valdambra un’area altamente attraente per le nuove professioni on-line.
Verso un nuovo modello di sviluppo locale
Quelli fino a qui citati sono una serie di stimoli e di temi per la discutere. Quello che ci fanno intravedere è una visione della Val d’Ambra che abbia la capacità, l’intelligenza e la sensibilità di mettere a frutto il capitale naturale e culturale che ha avuto in eredità e che, fino ad ora, ha saputo conservare più di quanto sia avvenuto in molti altri luoghi.
Questa eredità che ci viene dal passato remoto e recente è una grande fortuna. Ma è anche una responsabilità. Un territorio come quello della Val d’Ambra ha certamente tutti le possibilità e gli strumenti per immaginare, sperimentare e promuovere delle nuove idee di sviluppo locale.
|
|
|